PITTURA

PERIODO “IL GRUPPO DEI SETTE”

[……..] …Tuttavia la piccola dinamica patruille de choc dei sette artisti liguri seppe imporre la specificità di un rapporto identitario costruito direttamente a partire dalla ricerca pittorica piuttosto che attraverso le abituali tassinomie del discorso critico.
Non casualmente non sarà un critico, ma un artista a fare da ‘padrino’ al gruppo: fu infatti Corrado Cagli che, in occasione della seconda mostra a La Spezia (1949), ne scrisse la presentazione sul catalogo sottolineando la coesistenza di un progetto comune e della diversità dei singoli percorsi.
[……]. Dialettica interna al gruppo che ne costituiva la specificità e la ricchezza. Ma specialmente tale disponibilità permetteva la coesistenza di due categorie ferocemente opposte nello schieramento dell’arte contemporanea: le ”immagini visibili che propone la natura ‘fuori’” e quelle nate “dalla visione interiore”. O, più precisamente,, tra l’arte che si proclamava ‘realista’ e quella che viceversa si riconosceva nella variegata categoria dell’astrattismo.
L’ambivalenza della zona di frontiera entro cui si collocava l’identità del gruppo fu ugualmente messa in evidenza da un artista. Renato Birolli (che ebbe un ruolo importante nei rapporti che ‘i sette’ intrattennero con le contemporanee ricerche pittoriche francesi) tenne a sottolineare a sua volta come l’atteggiamento aperto e non dogmatico del gruppo ligure permise la frequentazione di un terreno non facilmente accessibile: quello dove l’invisibile si apparenta al visibile”. […]
Da: ‘Tra l’appello del vero e il rigore della norma: Carlo Giovannoni e il Gruppo dei Sette’ • Laura Malvano – Università di Parigi VIII – (2004)